venerdì 29 febbraio 2008

Dimmi come mangi


Gironzolando nei blog che ogni tanto leggo, ho trovato in quello di Zefirina un test: Dimmi come mangi e ti dirò come sei a letto... Beh che ero una buon gustaia lo sapevo già... Ecco il mio risultato:

DAL TUO RAPPORTO CON IL CIBO SI DIREBBE PROPRIO CHE A LETTO SEI...

INTELLIGENTE, SENSUALE.. TRA I POCHI VERI BUONGUSTAI

Sei un tipo intelligente, raffinato, dotato di stile e equilibrio, questo ti rende, tra le lenzuola, uno degli amanti più stimolanti! Dal tuo modo di porti a tavola si deduce una grande passionalità e appetito per i piaceri della vita, uniti ad un buon gusto, che ti rendono irresistibile e degno/a di lode.

Il tuo amore per la buona tavola, il non rinunciare ai piaceri ti porta ad essere lussurioso/a anche a letto, come in tavola, un buon antipasto, un primo, un secondo, il dolce infondo.. sono simbologie che si ritrovano anche nella tua sessualità dove ogni cosa ha la sua importanza e tutto contribuisce al piacere.

Sei raffinato/a nella cura dei particolari, senza sfociare nel feticismo ami una bella biancheria intima, un partner che si sappia muovere, che ti faccia impazzire, allo stesso tu in prima persona sai prendere in mano le redini del gioco e offrire notti da urlo al tuo compagno o alla tua compagna. Che dire di più? Hai gusto, esperienza, delle buone conoscenze teoriche, che non sono da deprecare, ma anzi aiutano a sperimentare nuove situazioni senza cadere nel becero, ami l’eleganza anche nel portamento ma non disdegni neanche la sveltina se il luogo, particolarmente eccitante o a rischio, lo richiede. In poche parole ti sai adattare riuscendo ad ottenere il meglio dalle situazioni, come a tavola ti piace avere i tuoi tempi, senza fretta, per poter gustare più che ingozzarti.

L’unica cosa da evitare è questo edonismo si trasformi in egoismo o eccessiva puntigliosità, il che degraderebbe la tua tipologia da buongustaio/a a goloso/a e non è la stessa cosa! Evitando questo non si può che dire, continua a vivere il sesso come un piacere e come una cosa gioiosa, senza investirlo di significati che non ha, detto questo... fortunato chi ti prende!!

PER LUI: Essere brillante, avere stile, sono gli ingredienti migliori per risultare vincente in un rapporto, anche sessuale. Hai tutte le carte in regola per far provare piaceri inimmaginabili.. non cullarti sugli allori, non sei affatto il migliore, c’è sempre da migliorare e sempre da imparare, ma uno come te lo sa! Ovai ‘Sex Machine’!

PER LEI: Una donna come te, elegante, sensuale e intelligente è il top, sei anche così ben predisposta a goderti la vita che dovrebbe essere un piacere starti accanto! Non essere snob e non accontentarti neanche del primo venuto, puoi conquistare l’uomo dei tuoi sogni, hai tutte le carte in regola, basta che te lo porti a letto e non te ne liberi più! Per conquistarlo? Fatti invitare a cena! (magari facendogli credere che è stato lui a conquistarti)


IL TUO PROFILO ASCENDENTE,ovvero la sfumatura più nascosta del tuo carattere, E':

UN TIPINO CURIOSO, STIMOLANTE, CON LA VOGLIA DI SPERIMENTARE.. PROVARE..


E voi come siete? ;-)

mercoledì 27 febbraio 2008

Le vie infinite dei rifiuti - nuova edizione


Ne avevo già parlato in precedenza qua, ma adesso è il caso di rifarlo, perchè questo autore, per il suo impegno ed il suo lavoro di "giornalismo denuncia", merita di essere ricordato. E' uscita finalmente la nuova edizione, disponibile questa volta in tutte le librerie e non solo su internet, di Le vie infinite dei rifiuti, ed oggi sarà presentata a Roma. Nell'attesa che ci sia una presentazione anche a Napoli, incominciate a vedere questi due video amatoriali fatti a Napoli, durante l'iniziativa "Il giorno del rifiuto" tenutasi il 23 Febbraio in Piazza Dante, dove Alessandro Iacuelli, l'autore del libro, parla (in maniera sempre molto chiara e senza remore) del vero problema dei rifiuti in Campania.





domenica 24 febbraio 2008

In una città civile

Caro parcheggiatore abusivo, che oggi mi hai rincorso dietro casa, mentre parcheggiavo la mia Pride Car, dopo che ero stata mezz’ora a cercare un posto auto nella zona, gridandomi “Ma ‘o vir che ce sta o post’ chiù annanz’!” (Lo vedi, che c’è posto più avanti), costringendomi (quasi con la forza, visto l’aria incazzata ed aggressiva con cui lo dicevi) a spostare la macchina, da dove l'avevo messa, in cerca del “posto chiù annanz’” fantasma, giusto perché l’altra volta, quando sei venuto a chiedermi i soldi, ti ho fatto aspettare un po’ al gelo per poi dirti con aria serafica “Sono residente” ( leggi: stai cazzo che ti do i soldi per parcheggiare sotto casa mia, ma vaffanculo!) ed adesso non volevi perdere (di sabato sera) clienti paganti, per dare a me (RESIDENTE) l’unico posto auto che era uscito in mezz’ora.
Bene, caro parcheggiatore abusivo, spero che non te la sia presa quando facendo la curva con la mia Pride, tornando dalla ricerca del “posto chiù annanz’” fantasma, per poco non ti ho fatto la ceretta al sedere, lo sai anche tu che il tuo è un mestiere pericoloso, stare in mezzo a macchine che fanno manovra ha i suoi rischi.
Mica l’ho fatto perché m’hai fatto incazzare come una janara, visto che TU non hai nessun diritto di chiedermi dei soldi per un suolo che non ti appartiene (sempre che non lo consideriamo come “Suolo appartenente alla Camorra”), ma se prendevo il puntiglio stasera o finivamo a mazzate, o mi trovavo le ruote scassate della mia povera Pride, no, è solo che non ti avevo visto con tutto quel buio e poi ero stanca e stressata, sai dopo una giornata intera di lavoro, perdere mezz’ ora per trovare un parcheggio e poi doverlo lasciare perché “non sei pagante” un po’ ti brucia il mazzo, ed allora magari un po’ è bruciato pure a te, quando ho fatto la curva, ma solo un po’.
E magari ti brucerà ancora un po’ di più, quando stanotte ti verrà una bella cagarella di quelle forti eh… ma poi passa, non ti preoccupare.

giovedì 14 febbraio 2008

Cognati...croce e delizia!

Nella vita, bisogna anche essere fortunati nella scelta dei partners da parte dei fratelli. Ci si può ritrovare con cognate/i indesiderabili.
Per esempio, l’ex moglie di mio fratello, io non la sopportavo proprio. Era più forte di me, non ho mai creato ostruzionismo in famiglia, semplicemente l’ignoravo, ma lei era davvero insopportabile. Fortunatamente (soprattutto per mio fratello) è diventata un’ex cognata.
Le mie sorelle anche sono sposate, e tra i due cognati che mi sono capitati, vado d’accordo in particolare con uno.
Per questa simpatia reciproca ( ma si, dai, reciproca, che lo so che mi vuole assaje bbene!) un giorno ho fatto l’errore di dargli il link del mio blog, e leggendolo mi ha fatto notare che in alcuni racconti, che ho scritto sulla Famiglia Superfox, lui è appena menzionato.
Addirittura mi sono dimenticata di scrivere che al concerto degli A-ha, di cui ho parlato nel post precedente, c’era anche lui, all’epoca in veste di fidanzato di mia sorella. No, dico, un errore imperdonabile da parte mia!!!
Quando ho letto la sua mail di rimprovero, mi è subito venuta in mente questa scena:





PS: Caro cognato, come vedi, certe volte è meglio che mi dimentichi di menzionare alcuni presenti, ma se ci tieni tanto ad essere citato nel mio blog, da oggi in poi avrò “un occhio di riguardo” anche per te, ma poi nun t’ lamentà per ciò che scriverò!
Con affetto, la tua cognatina

sabato 9 febbraio 2008

Colpo di fulmine

Avevo undici anni, era l'epoca dei Duran Duran, degli Spandau Ballet, degli Europe, della moda paninara.
Molti ricordi di allora li vorrei rimuovere molto volentieri, soprattutto quelli riguardanti il look dell'epoca, ma non quelli riguardanti il mio gruppo preferito di allora.
Ero una fan sfegatata, conservavo foto ed Lp, il primo concerto che andai a vedere dal vivo fu il loro, mi trascinai mia sorella ed un'altra amichetta anche lei loro fan come me.
Quando vidi il loro primo video, fu amore a prima vista e poi, comunque, un video così ideato era davvero innovativo per quei tempi!
Beh, fatevelo anche voi un tuffo nel mio passato da groupie e forse anche nel vostro:





A-ha Take on me

mercoledì 6 febbraio 2008

Un cuore Bastardo



Il suo cuore era morto.
Lo vedeva come uno di quei cuori che vengono usati per gli esperimenti: aperto, sezionato, indagato ed ora pieno di suture.
Come poteva un cuore così battere ancora?
Lo sentiva rattrappito, dolorante, freddo, vuoto.
Avrebbe concesso solo il suo corpo, non la sua mente, non il suo cuore.
Poi un incontro casuale. Uno tra i tanti e quella sera aveva sentito un fremito dentro.
Parole sussurrate tra la musica, gesti casuali, ma intimi.
Ed il suo cuore aveva ricominciato a pulsare, flebilmente, impercettibilmente, quasi senza farsene accorgere.
“Traditore! Sei ferito, sei pieno di punti, sei pieno di rattoppi, non puoi permetterti un altro taglio. Non hai spazio per altre suture. Non puoi battere, nemmeno impercettibilmente. Non te lo consento!”
Un cuore batte, per un breve periodo di tempo anche fuori dal corpo. Si dice che siano le contrazioni autonome che, per qualche minuto, continuano anche se il cuore è tolto dall’organismo d’appartenenza; io dico che sono i ricordi a farlo battere ancora per un po’.
Lei non ne vuole avere più di ricordi, né belli, né brutti.
Vuole vedere e sentire dentro di se il deserto.
Non vuole più abbandonarsi a parole sussurrate, a caldi abbracci, ad occhi indagatori dell’anima.
Non vuole, perché poi quando questi vengono a mancare ci sta troppo male, ed ha finito le scorte di filo da sutura per il suo cuore.
Ogni volta che è stato ferito, si è seduta su una sedia a dondolo, vicino la finestra, alla luce di una candela, ha preso ago e filo e si è messa, pazientemente, a ricucire il suo cuore. Troppe volte le sue dita si sono punte, troppe volte il sangue delle mani s’è mischiato con il sangue che usciva dalle lacerazioni del suo cuore; ora i suoi occhi sono stanchi e le sue dita tremano, non vuole rischiare di dover ancora trovare un piccolo spazio per un rattoppo ad un cuore moribondo, meglio lasciarlo morire.
Che venga estirpato dal corpo, che batta ancora un po’ da solo, su un mobile, alimentato dai ricordi, ma che poi finalmente smetta di vivere, di sentire, di soffrire.
Ma lui niente, traditore, non ne vuole sapere di morire.
E chiama le lacrime a farsi portavoce di quello che pensa e prova.
“Sono giovane, sono malato, ma guarirò, dammi tempo, le suture si assorbiranno, e delle cicatrici conserverai solo un lontano ricordo, non le vedrai quasi più. Batterò forte e vigoroso, sarò rosso fuoco, conserverò solo ricordi belli, ti prego, lasciami battere, lasciami vivere!”
“Bastardo, questo sei! Sei un bastardo! Traditore e bastardo! Usi le lacrime, perché pensi portino via il sangue che copre le mie mani, pensi leniscano le ferite delle dita, che mi sono fatta mentre ti ricucivo, pensi che, cadendo su di te, ti facciano sembrare più lucido, meno malato, meno rattoppato, ma non è così! Le vedo tutte le tue ferite, lo vedo che fai fatica a battere ancora.”
“Non è vero, sono i tuoi occhi stanchi che ti mostrano quello che non sono, sono le tue orecchie ovattate dalla rabbia, dalla delusione, dal dolore, che ti fanno sentire i miei battiti come lontani, come quasi spenti, ma io ci sono! Sono vivo!”
“Sei moribondo, la mia scelta è un atto caritatevole, ti lascio morire, basta con questo accanimento terapeutico.”
“Non è misericordia la tua, non è un atto di amorevole pena, è un omicidio perché io sono vivo! Malato, forse, ma vivo e pronto a rinascere dalle mie ceneri, come la fenice.”
“Non è vero, aspetti solo il momento giusto per tradirmi ancora, ti vedo come stai male!”
“Sei tu che vuoi vedermi così, sei tu che vuoi fuggire il dolore, io l’affronto, sempre.”
“ E certo, perché sono io che poi ti ricucio, sono io che ti devo portare in petto, sono io che ti devo nutrire con il mio sangue!”
“Non avresti sangue, senza me che batto, che te lo spingo per tutto il corpo, non avresti corpo, senza di me. Che tu lo voglia o no, siamo un tutt’uno. Tu dai vita a me, ed io do vita a te. Se muoio io, morirai anche tu. Il tuo corpo diverrà un vuoto involucro, non avrai più emozioni, nemmeno di puro piacere fisico, perché per me passa tutto! Passione, gioia, amore, passano da me e poi a te.”
“Ma se sei malato, a poco mi servirai comunque.”
“Dammi tempo, guarirò, abbi fiducia…”
Ancora un’ultima lacrima, pesante, le riga la guancia.
La sente calda scivolarle lungo il viso.
“Sei tu che me la fai sentire così?”
“Si.”
“Ci tieni proprio tanto a vivere?”
“Si.”
“Perché?”
“Perché ho fiducia nella mia forza, cosa che tu non hai nella tua.”

lunedì 4 febbraio 2008

In un mondo... PIGRO

Mi tocca rinnovare la patente che sta per scadere.
Alcuni amici, che sono venuti in macchina con me, mi direbbero: “Ma lascia stare, è meglio che non guidi!”, ma poiché io sono capa tosta, la patente la rinnovo lo stesso: pedoni, automobilisti, passeggeri avvisati, mezzi salvati.
Ma rinnovare la patente per me non è semplice come ai comuni mortali, le cose facili mi capitano raramente.
La mia patente è la B Speciale.
Non è una patente che si rilascia a chi è un “guidatore disastro”, ma una patente che si rilascia a chi è disabile, e si rinnova ogni 5 anni.
Per disabile s’intende una persona che ha minorazioni fisiche, o psichiche, a voi intuire quali sono le mie.
Per avere il rinnovo della patente devo fare una visita specialistica alla Asl, e con i risultati di questa andare ad una commissione medica locale, che poi mi dovrebbe rilasciare il suddetto documento.
In pratica alla visita ci si trova in compagnia di zoppi, ex mutilati di guerra, persone con i tic più strani, alcolisti, tossicodipendenti etc etc, una bella comitiva, insomma.
Poiché odio fare le file e le trafile burocratiche, mi sono affidata ad un’agenzia che si occupa di queste cose.
Qualche giorno fa, dunque, trovandomi a passeggiare con il cane PIGRO, sono andata all’agenzia per consegnare i documenti che servivano loro per fare la richiesta della visita.
“Che problema ha, per cui richiede la B speciale?”
“ Ho un occhio… PIGRO” e detto con un cane PIGRO al guinzaglio, assume un aspetto davvero surreale la cosa!
Oggi l’agenzia mi ha comunicato che ha prenotato la visita, ma se ne parla a Giugno, perché prima di allora la commissione medica NON SI RIUNISCE!
Ed allora m’è sorto un dubbio: Ma fossero anche loro... PIGRI???!!!

domenica 3 febbraio 2008

Il sonno dei giusti



Dorme, beato, accoccolato in un sonno profondo. Il respiro è regolare, qualche volta anche un po’ più pesante… russa. Mi soffermo a guardarlo, quel bianco intramezzato di rosso fulvo, quell’aria così dolce, rilassata, mi fa sempre venire voglia d’infilare le mani sotto il pelo, di sentire il suo calore. So già la reazione che avrebbe se lo facessi, aprirebbe un occhio, e vedendo che sono io a disturbarlo durante il sonno, si stiracchierebbe per farmi capire che posso continuare ad accarezzarlo ed ad accompagnarlo nei suoi sogni. Si, perché lo vedo che certe volte sogna. Il respiro si fa più superficiale, gli occhi si muovono veloci sotto le palpebre, le zampe fanno movimenti leggeri, e certe volte fa dei leggeri mugolii, quasi abbaiasse a qualcosa, a qualcuno. Allora mi domando cosa sogna. Avrà sognato una rissa tra cani, una questione di territorio, oppure chiede, nel sogno, cibo a mia madre ed è per questo che abbaia? Ci sarò anche io nei sogni suoi? Sarò vicina nelle sue scorribande, mentre vuole fare il boss con gli altri cani, esattamente come succede nella realtà? Chissà se i suoi sogni vengono dai ricordi. Chissà se ricorda la madre, la cucciolata da cui è venuto, se ricorda le persone, che prima di me, l’accudivano. Chissà se ricorda la macchina che l’ha investito. Chissà se ricorda il nostro primo incontro. Io lo ricordo come fosse ieri. Era in uno scatolone, abbandonato davanti all’ambulatorio chirurgia con il femore rotto, sembrava morto. Ricordo perfettamente il momento in cui mi scelse come punto di riferimento. Era in uno stanzone del Miranda, il posto occupato che ormai utilizzavo solo per tenere i cani che raccoglievo per strada. Lo avevo sistemato là in attesa dell’operazione per poi trovare qualcuno a cui regalarlo, ancora non mi sentivo pronta a prendermi la responsabilità di avere un cane nella mia vita. Ricordo che entrai con altri ragazzi nella stanza, per mostrarlo. Mi aveva vista solo una volta, poteva dirigersi verso altri di noi, ma venne da me. Ricordo che il mio Amore di allora mi disse: “T’ha fregato, t’ha scelto.” Ma io ancora non avevo scelto lui, almeno non consapevolmente. Mi accorsi che non potevo fare più a meno di lui, quando una mattina in cui regalavo cuccioli presi al canile, in Villa Comunale, si avvicinò una signora e si mise a giocherellare con i cuccioli che avevo, ed anche con lui, che era più grandicello ed aveva la zampa ingessata, dopo l’operazione al femore. Chiesi alla signora se voleva adottare uno dei cuccioli, e lei mi rispose “No, veramente vorrei questo qui, questo con la zampetta ingessata, mi fa troppa tenerezza!” Mi si gelò il sangue, d’istinto le risposi “No, lui è mio, mi spiace.” E’ proprio vero, ti accorgi di amare immensamente qualcosa quando la stai per perdere. Non mi sono mai pentita della scelta che feci allora, nonostante i mille problemi per farlo accettare a casa, nonostante i sacrifici per non fargli mancare mai nulla, nonostante le sue innumerevoli malattie, che me l’hanno fatto accudire come fosse un figlio. Sono passati dodici anni, e lui ora è qui, che dorme beato. Mi basta guardarlo per pensare che la scelta che ho fatto dodici anni fa è stata quella giusta, l’unica che il mio cuore poteva fare. Prima di lui, mi sono occupata di tantissimi altri cani, ma mai ho pensato di tenerne qualcuno. Non ero pronta alle responsabilità, non era il cane giusto per me, forse, esattamente come succede in amore. Non puoi razionalizzare certe scelte, le fai e basta. Certe volte senti che sono quelle giuste, le uniche che puoi fare, le uniche che vuoi fare, la paura passa e le scelte non sono più tali, ma sono un’unica strada da percorrere. Ed ora lui dorme, tra un po’ quando sentirà armeggiare in cucina si sveglierà, si stiracchierà ed andrà a vedere che si mangia, ma per ora dorme sereno… Chissà che sogna, chissà se mi sogna… ogni tanto.