mercoledì 16 gennaio 2008

Buone notizie



Eh... questi poveri perseguitati....
Ma in che mondo viviamo, ad uno gli impediscono di parlare, ad un altro che ha un "fortissimo senso dello stato", gli prendono in ostaggio la moglie e si deve dimettere ( che era anche ora...).
Ma signori miei, non c'è più "religione", non c'è più "giustizia"... ma stessimo incominciando a fare le cose un po' più seriamente?!
Mah... vediamo lo svolgersi degli eventi, che al vento positivo, ho imparato a crederci poco in questa italietta.

Un animale notturno



Che fossi un animale notturno, l’avevo capito sin da bambina quando, fatto l’orario per andare a dormire, venivo assalita dall’angoscia.
Piangevo disperata, non ne volevo sapere di andare a letto.
A nulla servivano le rassicurazione di mia sorella, mia madre non ha mai avuto la pazienza di spiegarmi le cose, che mi diceva che non succedeva nulla, che bisognava andare a dormire perché la giornata era finita, che per fare le cose che mi piacevano, avremmo avuto tutto il giorno dopo a disposizione, a nulla serviva farmi vedere che era buio, e quando è buio fuori, i bambini, le persone grandi, dormono, io continuavo a piangere disperata.
Non sapevo nemmeno io spiegare perché, ma piangevo e non volevo andare a dormire.
Forse perché la sera per me era un po’ magica.
Mio padre era a casa, ed io mi stendevo su di lui in poltrona a guardare un film, le mie sorelle anche c’erano, ed erano meno impegnate con la scuola, e quindi mi dedicavano più tempo.
Persino fare a botte con mio fratello, mi divertiva di sera.
Da qualche parte, ho letto che i bambini non amano andare a dormire, perché non hanno la concezione del tempo, e quindi per loro ogni notte, quando chiudono gli occhi è un po’ morire.
Quel distacco dalla giornata trascorsa, non lo vivono come una pausa di riposo della loro vita, ma come una fine senza ritorno, ed è questo a spaventarli.
Non lo so, perché da bambina piangevo disperata ed angosciata al solo pensiero di andare a dormire, ma so di certo che anche adesso, da adulta (?), la notte è mia amica.
Continuo ad essere, con il passare degli anni, un animale notturno.
Mi piace la città buia e silenziosa, mi piace la casa con le luci spente, mi piace sentire il rumore dei miei pensieri, mi piace incontrare su internet, amici nottambuli come me.
Non mi prende più l’angoscia di notte, le mille paure del vivere, mi assalgono di giorno, di notte no, quasi mai.
Mi piace, a tarda notte, quando ormai tutto tace, infilarmi sotto le lenzuola, e continuare ancora un po’ ad assaporare quel silenzio, magari leggendo un libro. Mi piace la sensazione delle lenzuola fresche sul corpo, quando ancora le mie membra non sono abbastanza intorpidite, da non distinguerla più, quella sensazione.
Mi piace fare l’amore di notte, tutta la notte, quella sensazione di appisolarsi appena, tra un abbraccio ed una carezza, di sapere che lui è al tuo fianco, e dorme anche lui del tuo stesso sonno leggero.
Sarà per questo, che ogni mattina il risveglio per me è traumatico.
Una volta che mi sono abbandonata al sonno, non ne vorrei mai uscire fuori, è come una droga.
Il mio rapporto conflittuale con il sonno, giunge all’apoteosi quando devo sentire la sveglia.
Le ho provate tutte.
Ho provato la sveglia al quarzo, quella che fa il fastidiosissimo beep beep, continuato, sin quando non ti alzi.
Ho provato quella a cui si dà la carica, e quando suona fa il classico driiiin.
Ma tutte le sveglie hanno fatto la stessa fine, prima o poi, inconsciamente, le ho gettate lontane dal letto.
Certe volte me le sogno anche! Sogno di sentire una sveglia, di spegnerla, ma questa continua a suonare, nonostante tutti i miei tentativi. Nel sogno, la getto a terra, le tolgo le pile, ma la bastarda continua a suonare, sino a quando non mi accorgo che stavo solo sognando, che quello che sentivo nel sonno, era effettivamente la sveglia che suonava nella realtà e che non avevo mai provato a spegnere.
Ho provato anche con la radio sveglia, ma ad un volume normale, non fa altro che accompagnare il mio sonno, e magari mi sogno anche la canzone che la radio trasmette in quel momento, come colonna sonora ai mie sogni.
Allora devo metterla a tutto volume, per sentirla, sobbalzare dal letto con il batticuore, alzarmi per spegnerla, e se sono fortunata, resistere alla tentazione di rinfilarmi sotto il caldo piumone.
A volte è anche capitato, che nonostante il volume alto non la sentissi, allora mia madre esasperata dal frastuono che improvvisamente aveva riempito la casa, veniva nella mia stanza, maledicendomi, per spegnerla, mentre io infastidita dal casino che faceva lei (mia madre) riprendevo sonno.
Ho provato anche con il risveglio a tappe.
Mettendo un paio di sveglie ad orari diversi.
Certe volte, le ho messe a distanza ravvicinata, con mezz’ora di differenza.
Sapevo che suonata una, potevo dormire ancora per un’altra mezzora, prima che suonasse l’altra (sempre che sentivo l’una e l’altra).
Ma uno scarto di mezz’ora non mi bastava, per godere del tepore che si prova tra il sonno e la veglia. Allora, ho deciso che la differenza di orario doveva diventare di diverse ore; dovendomi svegliare alle otto, per esempio, mettevo una sveglia alle cinque del mattino, così che avessi ben tre ore, per continuare a dormire, prima di svegliarmi definitivamente, sempre che sentissi la seconda sveglia.
Al momento, la radio sveglia non ce l’ho più, e tutte le altre sveglie mi snervano troppo.
Adesso sto usando i cellulari… due, allo stesso orario.
Poiché, il loro orologio ha uno scarto di qualche minuto di differenza, suona prima uno, e dopo poco un altro, a ricordarmi di alzarmi.
Per ora funziona, ma lo so, che presto lancerò anche loro a terra, mi conosco.
Mi ritroverò, così, beatamente dormiente, senza nemmeno più il telefonino, che giacerà a terra sfracellato.
La cosa bella, di tutto questo mio incespicare al mattino con sveglia, radiosveglia, cellulari ed affini, è che il cane PIGRO ha il sonno più pesante del mio. Non si scompone di un millimetro, manco rizza un orecchio per capire che succede, che vuol dire tutto quel casino, lo sa che sono io che provo ad abbandonare il letto.
Certe volte penso che potrebbe cascarci in testa la casa, e non accorgercene.
Qualche anno fa, mi ricordo che andai a dormire con un cielo molto nuvoloso di notte.
Il giorno dopo mi svegliai, in tutta tranquillità, accompagnata nel sonno da un silenzio irreale, tra l’altro i miei erano fuori città, quindi la casa era già normalmente più tranquilla. Quando con calma alzai la persiana, vidi che la strada sotto casa mia era completamente deserta, c’era solo una macchina dei vigili urbani che bloccava il passaggio ai pedoni. Mi dissi che forse c’era stato un incidente, ma quel silenzio, quella calma, era del tutto immotivata anche per un grave incidente.
Mi affacciai, allora al balcone della cucina, e vidi il disastro.
Tutto il cortile interno era diventato una piscina, le macchine, il mio scooter, completamente sommersi dall’acqua.
Seppi che la sera precedente, c’era stato un nubifragio, che si era anche presentata l’ipotesi di evacuare il palazzo, ma io non avevo sentito nulla!
Non avevo sentito il temporale, né i soccorsi, né la gente che aveva provato a spostare le macchine, prima che avvenisse il peggio.
Niente di niente, io ed il cane PIGRO, avevamo continuato a dormire, beanti, a riprova che siamo una coppia perfetta.
Mi piango, il povero uomo, che un domani, dovrà condividere con me ed il cane PIGRO, il nostro risveglio… traumatico.
Lo so, certe volte, riesco ad esasperare anche me stessa, figuriamoci una persona che non è abituata a “certe mie abitudini”.
Ma poi mi rispondo che, se io un giorno riuscirò a sopportare una suocera, lui potrà sopportare benissimo le mie abitudini notturne e del risveglio.