domenica 30 dicembre 2007

Canto di Natale

Questi giorni, per me, sono un po’ così…
Equilibri, che già normalmente sono instabili, rischiano di diventarlo ancora di più.
Sembra che “le cose” accadano quando più tu hai bisogno di pace e tranquillità, perché stai rimettendo in sesto te stessa, ed invece non hai tempo per farlo, devi agire.
E se ti muovi nelle sabbie mobili, più fai, e più rischi di cadere giù.
Per questo motivo avevo bisogno di un po’ di calore, di qualcuno che si prendesse cura di me e mi coccolasse un po’.
Così, per caso, sono giunta nel luogo dove il mio spirito ha trovato per qualche ora il suo conforto.
Ad accogliermi c’erano luci soffuse, un enorme albero di natale, una poltrona confortevole, un plaid per accoccolarmici dentro, cioccolata calda e dolcetti, per riscaldare i miei sensi, ed una persona, seduta con me, a raccontarmi una storia…

Canto di Natale di Dickens


Dal 14 dicembre 2007 al 6 gennaio 2008
Napoli, Il Pozzo e il Pendolo Teatro

Da venerdì 14 dicembre 2007 alle ore 21.00 (repliche fino al 6 gennaio 2008), presso Il Pozzo e il Pendolo sarà in scena Canto di Natale, l’emozionante testo di Charles Dickens, prodotto e messo in scena dalla struttura stessa di Piazza San Domenico Maggiore a Napoli. L’allestimento si avvale dell’interpretazione di Paolo Cresta (voce narrante) e Carlo Lomanto (voce & electronics), nell’ideazione e la regia di Annamaria Russo e Ciro Sabatino.


Un racconto, due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. Ed intorno, le luci, le immagini, gli odori, i sapori di un Natale che, nella memoria o nell’immaginazione, ognuno conserva. Ancora una volta le parole sono prese in prestito da un libro, per condividerne le emozioni, seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa, dallo stesso autore.

Intorno al 1840, infatti, Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese.

La sua iniziativa riscosse tanto successo che, in pochi mesi, le sue finanze si ristabilirono.

Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace.

La regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere, con pochi intimi, le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano.

Dickens, però, declinò l’invito. “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, avrebbe dovuto chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride, la mia storia la racconto solo per diletto”.

“L’idea è quella di restituire - spiegano i due registi - l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono, attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalist s’intrecciano, si accavallano, si separano. Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito, da parte dell’autore, a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata”.

Il Pozzo e il Pendolo, per l’occasione, trasformerà i propri spazi, divenendo un salotto d’altri tempi, dove non mancherà proprio nulla: dalla poltrona da ‘sprofondo’ al plaid, per rendere più familiare la serata, fino alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare, per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che tutti noi vorremmo.

Un coinvolgente ed emozionante “incontro”, per raccontare una notte di Natale che, a distanza di oltre un secolo, conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose.

- Canto di Natale, di Annamaria Russo e Ciro Sabatino -

- Napoli, Il Pozzo e il Pendolo Teatro –


Tutta l’ambientazione era soft e confortevole, le pause teatrali, scandite da bevande calde e dolci natalizi.

Paolo Cresta, bravissimo come voce narrante, accompagnato da Carlo Lomanto nelle musiche e suoni “a cappella”.
Uno spettacolo da non perdere, se volete tornare bambini, se volete che qualcuno vi circondi con un caldo abbraccio, portandovi in un mondo magico, troppo spesso dimenticato.

venerdì 28 dicembre 2007

Un ultimo saluto a Giulia

Per me lo scrivere è terapeutico, i pensieri prendono forma, e restano sul foglio bianco. Si allontanano da me, e mi lasciano respirare. Ed allora io scrivo. Scrivo perché oggi è stata una di quelle giornate che vorresti ricominciare d’accapo, in maniera diversa. Vorresti, che come quel film, I giorni della marmotta (o un titolo simile), tutto ricominciasse d’accapo. Vai a dormire, e quando suona la sveglia il giorno dopo è lo stesso giorno, ma le cose che ti accadono benché uguali, sono diverse, perché tu l’affronti in maniera diversa. Così, se si ripetesse questa giornata, mia nonna non sarebbe stata portata al pronto soccorso con l’autoambulanza, per una caduta in casa, perdendo con il dolore e la paura, la dignità che ogni essere umano ha diritto di mantenere, sempre. E non starei in attesa di una telefonata che mi faccia sapere come sta, se può tornare a casa, se la tengono ricoverata, se si è fatta quello che tutti temiamo. Così, magari, non avrei singhiozzato a telefono, con la mia più cara amica, che ha perso l’altro ieri la sua Giulia, la nostra Giulia, una cagna di dieci anni. La morte del proprio cane è un dolore immenso, ed al primo che lo sottovaluta, giuro che lo prendo a calci nel sedere.
Ci si prende cura di loro, come fossero eterni bambini.
Dipendono da te per tutto, e ti ricambiano con immenso amore, senza chiederti nulla in cambio. Se stai male, loro ti guardano, ed il loro scodinzolio vuol dire “Sorridi, ‘a nuttata passerà!” . E quando quello scodinzolio non c’è più, è un pezzo di te che se ne va. Ma poiché il tempo non si ferma, né torna indietro, questa giornata c’è stata, ed ancora non è finita, perché attendo una telefonata, che almeno spero porti notizie non troppo cattive. Per Giulia, una canzone degli Ashram:


She was my silence
She was my love
She was my friend but now she’ gone

She knew the secret
She’s in my soul
She love my essence… she was my dog
My sweet dog



Ciao, Giulia....

mercoledì 26 dicembre 2007

La Cantata dei Pastori - Peppe Barra -

La sera di Natale, che si fa dopo essersi abbuffati per due giorni, ed avendo ancora un giorno di festa ancora da superare?
Si va a casa di amici per giocare a tombola e sette e mezzo? Ma io, i giochi da tavola, li sopporto solo se sono particolarmente brilla, e poiché il mio fegato già chiedeva pietà per i bagordi trascorsi, meglio evitare la classica tombolata.
Allora si va a cinema?
Ma dopo che sei stata a contatto con i tuoi parenti, che sono un numero indecifrabile di persone, avresti voglia di stare tranquilla, e non di buttarti nella folla urlante che va a guardare l’ultima scemenza di Natale al cinema.
Ed allora che fare?!
Semplice:
Andare a teatro a vedere La Cantata dei Pastori, di Peppe Barra con musiche del mio amore, Lino Cannavacciuolo!










19/12/2007 - 06/01/2008

Peppe Barra in
LA CANTATA DEI PASTORI
di Peppe Barra e Paolo Memoli regia Peppe Barra

Note: Con la partecipazione straordinaria di Umberto Bellissimo. Musiche originali di Lino Cannavacciuolo
Genere:
Cast: Patrizio Trampetti, Maria Letizia Gorga, Giacinto Palmarini,

Trama:
Il Natale è tradizione, e niente è più tradizionale de “LA CANTATA DEI PASTORI” . Non è possibile dire quante versioni diverse abbia avuto questa opera sacra teatrale in versi, venuta alla luce verso la fine del ‘600, secolo del barocco. Il suo autore, Andrea Perrucci (1651-1706) la pubblicò, nel 1698, sotto lo pseudonimo di Ruggiero Casimiro Ugone e con il titolo “Il Vero Lume tra l’Ombre”. L’opera narra le vicissitudini di Maria e Giuseppe nel loro viaggio verso Betlemme, le insidie dei Diavoli che vogliono impedire la nascita del Messia, la loro sconfitta ad opera degli Angeli e l’adorazione di personaggi presepiali quali pastori, cacciatori e pescatori. Vi figura, inoltre, il personaggio comico di Razzullo, uno scrivano affetto da fame atavica e incapace di svolgere un lavoro stabile. Verso la fine del ‘700 venne introdotto, a furor di popolo, un altro personaggio comico, Sarchiapone, barbiere matto, in fuga per aver commesso due omicidi. Peppe Barra è come sempre uno strepitoso Razzullo, e la partecipazione straordinaria di Umberto Bellissimo nel ruolo di Sarchiapone dà luogo ad una coppia affiatata e comicissima, mentre il surreale Patrizio Trampetti è un diavolo-cuoco indimenticabile. Lo spettacolo, con la regia di Peppe Barra, è accompagnato da musiche di Lino Cannavacciuolo con una orchestra di nove elementi. La prima edizione con Peppe Barra vide nelle vesti di Sarchiapone l’indimenticabile Concetta, che nel finale, in un ricchissimo costume, eseguiva Quanno nascette Ninno trascinando gli spettatori a un diluvio di applausi.




Uno spettacolo STUPENDO!
Scenografie bellissime, musiche meravigliose (e che ve lo dico a fare… Cannavacciuolo resta sempre un maestro anche quando non suona lui!), cantanti bravissimi, diavoli circensi che sputano fuoco, danzano, camminano sui trampoli, risate esilaranti ad ogni scena del duo Razzullo (Peppe Barra) e Sarchiapone (
Umberto Bellissimo)!
Insomma, lo consiglio ad un pubblico sia di grandi che di bambini!
Come sempre, Peppe Barra resta una garanzia di qualità!!!

martedì 25 dicembre 2007

La Calata dei Barbari (Vigilia a casa Super Fox)

Ogni famiglia ha le sue usanze natalizie, c’è chi si riunisce in pochi e fa una cena leggera, chi dà importanza al pranzo natalizio, piuttosto che alla vigilia, c’è chi invece, ed è questo il caso della mia famiglia, si riunisce con tutti i parenti stretti per fare la classica abbuffata la sera della vigilia, con scambio dei regali a mezza notte.
Anche per questa vigilia, a casa mia c’è stata “La calata dei Barbari”.
La mia famiglia è numerosa, siamo quattro figli, tre sorelle ed un fratello.
Aggiungiamoci poi i quattro nipoti ( figli delle mie sorelle).
Aggiungiamoci la nuova compagna di mio fratello, che quest’anno ha avuto il battesimo del cenone, poveraccia.
Aggiungiamoci il fratello di mia madre con la moglie ed il figlio.
Aggiungiamoci la nonna novantenne.
Ed aggiungiamoci anche il cane Pigro, ed il cane di mio fratello, un nanetto rompiballe che abbaia alla tv ed a tutto ciò che gli sembra strano.
In pratica, a tavola, escluso quadrupedi, eravamo in 17!
L’usanza vuole che si faccia il cenone a base di pesce, e noi non ci facciamo mancare nulla. Dai classici spaghetti alle vongole, alla frittura, per finire con gli struffoli, ed il panettone.
Come ogni santissima vigilia, anche quest’anno, le cose sono andate così:
La prima ad arrivare a casa è mia nonna, che essendo anziana, giunge la mattina per non prendere il freddo della sera, e si trattiene poi da me sino al 26, quando poi ritorna a casa sua.
La sua frase di rito, appena mette piede in casa è: “Un altro natale, speramm’ che l’anno prossimo nun ce stong’!” che secondo me, è anche scaramantica come frase, perché me la ricordo da quand’ero bambina, e viva a dio ogni natale c’è sempre.
Si pranza la pizza, perché bisogna stare leggeri per l’abbuffata della sera, e poi la pizza ci piace assaje alla nonna, e quindi ogni santissima vigilia a pranzo c’è pizza ( che se poi vogliamo, tanto leggero come pranzo non è, ma mai contraddire la nonna novantenne!)
Nel primo pomeriggio, mentre mia madre è ai fornelli dalla mattina, si inizia a montare la tavolata.
Quest’anno non sono riuscita a svignarmela, e mi hanno incastrato per fare il trasloco di due tavole e 17 sedie!
Nel primo pomeriggio arriva mio zio, che porta i pacchetti dei suoi regali, ed io già tremo solo a guardare quelle carte colorate piene di fiocchetti e lustrini.
Mio zio è noto per il suo gusto, chitc.
Adora andare per mercatini, adora le cose estrose, insomma un anno fu capace di regalarmi una borsetta dorata… una roba inguardabile!
In prima serata giungono tutti quanti.
E la casa inizia a popolarsi di urla, di baci, di abbracci, di saluti, di minacce del tipo “Quest’anno ti ho preso un regalo…..” “ …e vedessi quello che t’ho preso io!”
Mio zio porta da casa sua, quello che io definisco “il pranzo alla Totò”: ricordate quel film in cui Totò invita De Filippo a pranzo e gli dice di portare qualcosa, e lui si presenta con un pacchetto di spaghetti ed una mela? Ecco, mio zio fa così, ogni anno porta un barattolo con un sughetto fatto con le vongole, che basta appena per lui, sua moglie e mio cugino, e quest’anno ha anche aggiunto un polipo all’insalata.
E se gli si dice di non portare nulla, s’offende, anche questa è un’usanza della vigilia in casa Super Fox.
Quest’anno a tavola, dunque, eravamo in 17.
Ovviamente non mi sono lasciata scappare l’occasione per fare battute sul numero dei posti a tavola, poiché mio cugino, s’era seduto, largo e comodo a capotavola, mentre io ero gomito a gomito tra altre due persone, impossibilitata anche a respirare, per il posto angusto, ho iniziato a dire:
“Ah, ma siamo in 17 a tavola…mmm… ma lo sapete cosa si dice di quello che succede a chi si siede a capotavola in una tavolata di 17 persone…..?”
E mentre mio cugino iniziava a fare scongiuri, mi sono resa conto che all’altro capo della tavola era seduta la nonna novantenne!
Iniziano arrivare le portate, ed a causa della lunga tavolata, i piatti passavano di mano in mano.
Passa il primo piatto, passa il secondo, passa anche i terzo piatto di spaghetti alle vongole, il quarto piatto invece finisce dritto dritto addosso a mia nipote!
La povera ragazzina s’era vestita tutta bella per il cenone, e la sorellina dandogli una involontaria (?) gomitata, al passaggio del quarto piatto, glielo fa scivolare tutto sul vestito nuovo!
Sembrava il film di Fantozzi, quando vanno a festeggiare il capodanno fuori, ed il cameriere versa tutte le portate addosso a lui!
Ovviamente, iniziano a fioccare le battute sul numero dei posti a tavola.
“Ecco, che vi avevo detto… e siamo solo al primo, figuriamoci che succede a fine cena a quelli seduti a capotavola!” dico io, guardando sempre mio cugino.
Non è vero ma ci credo, ad un certo punto, salta anche la corrente!
Questa volta taccio, mi limito solo a guardare angelicamente mio cugino, una volta ritornata la luce, mentre lui, di rimando, silenziosamente fa gli scongiuri sotto il tavolo.
Continuano battute, perché essendo la tavolata molto lunga, pure se volevi avere un’altra bottiglia di vino dovevi gridare dall’altro capo della stanza.
Allora con mio fratello, abbiamo iniziato a dire “Ma chiamalo con il cellulare!”, rivolti verso mio cognato che ci doveva passare il vino.
Oppure altre battute del tipo “ Ehi voi, laggiù, state bene???”, e così via.
Ma il vero spasso è stato l’apertura dei regali.
Ogni anno si decide che si aprono i regali per Tizio, e tutti a dare i regali a Tizio.
Ed ora è il turno di Caio, e tutti a dare i regali a Caio.
Poi nel casino totale, se uno s’è distratto è la fine!
Capita che iniziano le domande tipo: “ma a Pinco abbiamo già dato i regali??? Ehi…Pinco l’abbiamo già chiamato???”, manco stessimo giocando a tombola e chiedessimo se quel numero è già uscito!
E’ arrivato anche il mio turno per ricevere i regali.
Ed è arrivato anche il turno di mio zio di darmi i suoi.
Il terrore correva nei miei occhi, sarei riuscita ad abbozzare un sorriso fintamente sincero, ed un grazie di cuore, che non risultasse esplicitamente falso, all’apertura del temuto regalo di mio zio?!
Cosa mi aspettava quest’anno?
Per tutta la serata aveva continuato a ripetermi “Il tuo è il regalo più bello!”
E conoscendo i suoi gusti, diametralmente opposti ai miei, avevo il terrore di quel “più bello!”
“Diamo i regali ad Eliseeeeeeee” urla eccitato mio zio.
- ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, fai che non sia nulla di particolarmente osceno! E se lo è, dammi la forza di fingere! – penso io mentre ricevo il suo pachetto.
“Ah una busta di Camomilla, chissà che c’è dentro” dico io tra i denti, abbozzando un sorriso che sembrava più che altro, una paresi facciale.
Apro sta busta, e dal cuore mi esce… “Nooooooo, ma tu sei matto! Ma non li metterò MAIIII” ed incomincio a ridere come una matta.
Ormai, tra me e mio zio, è una prova di resistenza!
All’inizio si offendeva, quando mi chiedeva che fine avevano fatto i suoi regali, ed io dicevo che li avevo indossati il giorno prima, mentendo spudoratamente, ora non più, o almeno spero, perché alla mia affermazione, uscita dal cuore, anche lui s’è messo a ridere.
Comunque tiro fuori dalla busta il suo regalo, affinché tutti potessero osservare il regalo osceno del Natale 2007: Un paio di guanti lunghi… LEOPARDATI!!!
Ma come si fa a regalare, proprio a me, un paio di guanti del genere, che se uno, un minimo mi conosce, e sa come mi vesto, sa anche che quei guanti non li avrei indossati nemmeno per una festa di carnevale!
Fioccano, ovviamente battute del tipo “Ma daiii, li abbini ad un completino intimo leopardato per una notte di sesso!!!” ed io di risposta “Si, per una notte sadomaso!” tutto questo sempre alla presenza della nonna novantenne e di minorenni.
Mio cugino invece mi ha regalato due saponi profumati, un chiaro messaggio subliminale: “Lavati…”
E poiché anche io ne ho regalato uno a lui, anche il mio era un chiaro messaggio subliminale: “…Anche tu.”
Ovviamente, in tutta questa caciara di scambi, di carte strappate e di commenti sui regali più ridicoli, anche i cani avevano il loro ruolo.
Il cane di mio fratello, abbaiava contro ogni giochino elettronico ricevuto dai miei nipoti, per raggiungere l’apoteosi dell’isterismo, quando mia nipote ha ricevuto un cane pupazzo delle dimensioni di un cane reale… là è successo davvero il panico!
Il cane di mio fratello che gli abbaiava contro, e mia nipote con sto pupazzo più grande di lei, che scappava per non farglielo mordere!
Se vi state domandando su cosa facesse il cane PIGRO, nel frattempo, beh ovviamente, lui era sotto al tavolo a cercare briciole di avanzi!
Insomma, tra risate e calata dei Barbari è passata anche questa vigilia.
Meno uno.
Ne restano ancora due di giorni, in cui non saremo 17, ma non meno di 10 persone…
C’a pozz’ fa… spero!
Comunque, benchè ogni anno, vorrei che il cenone della vigilia non arrivasse mai,quando un giorno tutto questo mi verrà a mancare, so che serate come questa mi mancheranno... ed anche tanto.

lunedì 24 dicembre 2007

Buon Natale Napoli

A riprova che certe volte gli estremi coincidono, vi mostro un video fatto dal fratello di una mia amica, che ha idee diametralmente opposte alle mie, ma sulla nostra città la vediamo in maniera identica.

Buon Natale Napoli


Quarzo Rosa

Ogni tanto prendo la fissa per qualche cosa, adesso è il turno dei Cristalli Terapeutici.
Così mi sono regalata un porta candela fatto con il Quarzo Rosa, un simbolo positivo per terminare questo anno e ricaricare l'energia per il nuovo, che sta per venire.

Quarzo Rosa


Chakra: 4° - Anahata
Segni zodiacali: Toro, Bilancia, Cancro (ma anche gli altri)
Elemento: acqua
Pianeta: venere

Il Cristallo Rosa simboleggia l'amore. La tradizione popolare gli attribuisce il potere di attrarre l'amore verso chi lo porta. In realtà il suo significato è molto più profondo: esso è un archetipo dell'amore assoluto ed emana l'amore dell'Universo su di noi e su tutte le cose.

Nei templi dedicati a Venere, questo cristallo era il segnale dell'alleanza tra Cielo e terra.

Questa Pietra Sacra possiede la capacità di annullare l'ego, ma non attraverso dure prove, bensì attraverso l'amore. In questo senso è opposta all'Ossidiana, poiché la sua energia amorevole è incapace di danneggiarci.

Ci abbraccia gentilmente e ci conduce verso il cammino dell'auto-sviluppo verso la porta dell'Eden.

E' una pietra trasparente e fortemente spiritualizzata. Corrisponde al grado più elevato della spiritualità, a quello del Maestro illuminato che è in grado di amare tutte le forme di vita (incluse quelle negative).

Aiutandoci dolcemente ad annullare l'ego e riempendoci di accettazione, il quarzo rosa cicatrizza le nostre ferite, per questo è anche chiamata "Pietra del sollievo".

In India viene chiamata Pietra "Brucia Karma" o "Pietra del Perdono" perché attraverso l'amore, ci dona la difficile capacità di perdonare, senza lasciare alcuna amarezza. E perdonando sinceramente superiamo varie tappe di purificazione con le sue dure lezioni di apprendimento, rendendo inutile la "ruota del Karma". In altre parole non abbiamo più bisogno di pagare i nostri debiti con sofferenza poiché abbiamo sanato il Karma col perdono.

Agendo in armonia con le vibrazioni più pure dell'Universo, questa pietra sacra rende la nostra anima più leggera, pacifica e amorevole, facendo sparire il rancore, l'ira. L'odio e il nervosismo. Annulla l'aggressività, rilassa il sistema nervoso, regola il ritmo cardiaco, abbassa la pressione alta.

In una famiglia con problemi il Cristallo Rosa rafforza i legami d'amore. Nel matrimonio favorisce un'unione durevole e piena di affetto e comprensione. Ai nemici offre il dono del perdono, agli amici la fedeltà. Tra i colleghi di lavoro genera solidarietà. Offre pace a chi soffre, comprensione ai trattati ingiustamente.

È la pietra dei poeti e degli artisti, questo cristallo sviluppa il senso dell'estetica. La nostra percezione di bellezza si esalta e siamo sommersi dall'armonia. IL Cristallo Rosa stimola la nostra sensibilità verso il bello, e non solo nelle arti, ma anche nella nostra vita, verso la natura e i nostri simili.

Questo cristallo sviluppa inoltre la nostra capacità di meditazione. Armonizzando il nostro ritmo cerebrale e eliminando i pensieri egoisti lascia spazio al pensiero puro.

Essendo la pietra del 4° Chakra, che corrisponde al piano emozionale, agisce eliminando le nostre inibizioni, libera la spontaneità e crea in noi la necessità di essere buoni, di dare, di aiutare, di servire gli altri.

Atraverso l'apertura del cuore, questo cristallo ci apre all'amore universale e ci trasforma in poli magnetizzatori di amore.

Cominciamo a sentirci molto più vicini agli altri, e, percependo l'amore che emaniamo, gli altri ce lo restituiscono.

Per questo si dice che il cristallo Rosa stimoli nuovi incontri amorosi (non passionali come il Granato, ma soavi e dolci).

Il Quarzo Rosa si deve usare nei momenti di crisi e litigi, per diminuire le tensioni, calmare e rilassare i nervi. Combatte lo stress, la depressione, la stanchezza fisica e mentale.

È la pietra migliore da regalare a persone aggressive in forma di obelisco.

Dare un cristallo rosa ad un nemico è un atto di magia che apre un canale all'amore. È il regalo migliore da fare a coloro con cui desideriamo riconciliarci, dato che è un magnifico 'timbro di pace'.


venerdì 21 dicembre 2007

La donna danzante

Sarà che il 22 Dicembre è il giorno dell' Orgasmo Globale per la Pace, come ci racconta Alex321 qua.
Sarà che stasera ho cenato con delle amiche e nella casa c'era un libro che abbiamo sfogliato, che m'ha fatto scoprire di essere "Una donna danzante".
Fatto sta, che domani (cioè oggi, visto l'orario del post), io questo libro qua, me lo vado decisamente a comprare!!!

domenica 16 dicembre 2007

Il trucco c' è ma non si vede

Bilancia
Giornata intensa e laboriosa perché anche oggi avrete voglia di darvi da fare, con il corpo e con la mente, nessuno vi farà cambiare idea. Ci sono tante piccole cose da sistemare dentro e fuori casa e voi avrete tutta l'energia necessaria per portare a termine i vostri compiti casalinghi e familiari.

Ditemi dov'è la telecamera, perchè qui si è spiato il caos che regna nella mia stanza e che avevo, per sopravvivenza, deciso di mettere a posto!!!
Ok, l'alternativa era uscire questa mattina, affrondando il gelo e la gente piena di paccotti e paccottini per i regali di natale... Quindi un oroscopo del genere, con questo clima e con questo casino per le strade, una settimana prima della vigilia di Natale, poteva andare bene al 90% dei lettori... ma... ma... la sensazione di essere spiata, resta!
Un po' come quando, per divertirmi con gli amici, leggevo le carte e predicevo "L'arrivo di un uomo in divisa", che considerando che il 90% dei lavoratori possono indossare una divisa e se aggiungiamo che anche lo stile Classico, in giacca e cravatta, per chi non l'indossa con piacere, può diventare una divisa, la percentuale d'azzeccarci aumenta.
Il trucco c'è sempre, ma non si vede quasi mai, "ci devi crrrrreddderrrre, tesoro mio!"

venerdì 14 dicembre 2007

L'immagine di te - Radiodervish

Ci sono canzoni che a periodi mi entrano in testa, questa è una di queste:

mercoledì 12 dicembre 2007

A libera interpretazione

Per non dimenticare


12 Dicembre 1969: Strage di Piazza Fontana.

12 Dicembre 2007: Si chiede ancora Giustizia.



In un mondo libero - Ken Loach


Stasera al cineforum a cui sono abbonata, hanno dato il film di Ken Loach “In questo mondo libero”. La scheda del film la trovate qua. La trama parla di Angie, una donna che licenziata per l’ennesima volta, ingiustamente, da un lavoro precario e mal pagato, decide insieme ad una sua amica di aprirsi un’agenzia che offre lavoro agli stranieri. All’inizio cercano di fare le cose in regola, pur procurando loro stesse lavori sottopagati, ma poi il denaro facile inizia a far gola anche a loro, e soprattutto a Angie che è stanca di sentirsi una fallita. Iniziano, così, ad entrare nel giro dell’immigrazione clandestina. Giocando in un ruolo che non è il loro, però, sono esse stesse a farne le spese. Salta un affare e non riescono a pagare i lavoratori, che quindi si ribellano prima solo con le parole, e poi con i fatti. Angie viene picchiata, ed in seguito minacciano suo figlio. Angie, dunque è costretta, per proteggere la sua famiglia, a cercare altri soldi per saldare il suo debito. Li otterrà, sempre in maniera illecita, andando a procurarsi manodopera lavorativa direttamente all’estero, promettendo, sapendo di mentire, facili guadagni e sogni di realizzazione, nel suo pese d’origine, che invece l’ha dissanguata economicamente e moralmente. Le voci della coscienza, rappresentate dal padre e dalla socia pentita, saranno solo un esile eco nella mente di Angie, troppo occupata a sopravvivere “In questo mondo libero”. Anche se è tarda notte, ho bisogno di buttarle fuori ora le mie impressioni, perché questo è un film duro, anzi durissimo che lascia un senso di angoscia dentro. In altri film di Loach, c’era anche l’ironia, c’era la speranza di un lieto fine; in questo no. Questo film è un grande cazzotto allo stomaco, dall’inizio alla fine. Non ci sono vittime e carnefici, i ruoli si scambiano continuamente durante tutto il film, ed è una cosa terribile. Ci si trova ad essere prima da una parte e poi dall’altra, senza punti di riferimenti, senza riuscire ad identificare ruoli rassicuranti perché riconosciuti, quello del "buono" e del "cattivo". L’unica regola che lo percorre nella sua interezza è la legge della sopravvivenza. Sopravvive Angie, la protagonista, che da vittima di sfruttamento lavorativo, diventa ella stessa la carnefice. Sopravvivono gli immigrati, che da sfruttati divengono carnefici di Angie e della sua famiglia. Come si può non comprendere Rose che è diventata così, dopo averne vissute tante, come si fa a non comprendere gli immigrati che la picchiano, stanchi di essere sfruttati da tutti i paesi, così detti civilizzati. Come si fa a non comprendere, il giovane immigrato polacco, che ritorna a casa, dove non avrà granché da mangiare, ma almeno manterrà la sua dignità di essere umano. E forse, proprio in lui c’è la chiave di lettura di tutto il film, quel barlume di speranza e di purezza, che in altri film di Loach era più evidente, ma che in questo viene sopraffatto da tanta reale crudezza. Se un film serve a far riflettere, se un film serve a mostrare la realtà nuda e cruda ed ad affrontare tutti i punti di vista di una stessa storia, allora questo è un film perfetto. Ma sappiate che non è per nulla una visione “facile”.

martedì 11 dicembre 2007

La pazienza di Giobbe (non Covatta)


Bilancia (23 settembre - 22 ottobre)

Stai arrivando al culmine della stagione delle tensioni fertili e delle discussioni produttive (sempre che tu non l’abbia lasciata trasformarsi nella stagione delle dispute infruttuose e dei silenzi imbarazzati). Mentre ti prepari a raccogliere i frutti di tutte le opportunità che hai avuto, ti offro tre consigli del moralista francese Joseph Joubert. 1) Non tagliare mai quello che puoi sciogliere. 2) È meglio discutere una questione senza risolverla che risolvere una questione senza discuterla. 3) Lo scopo di una discussione o di un dibattito non è la vittoria, ma il progresso.

..........................

Aggiungerei io:

4)Preparati ad avere un Fegato grosso quanto una casa (grande)!

lunedì 10 dicembre 2007

Luoghi Comuni

Ieri sera sono andata a Teatro, ed ho visto Luoghi Comuni, tratto dall'omonimo libro di Pino Corrias.
Lo spettacolo analizza tre fatti storici italiani (in realtà sarebbero quattro, ma non è stato messo ieri in scena quello interpretato da Lello Serao, riguardante mani pulite e Di Pietro).

Scenografia minimalista, un semicerchio con diverse sedie alzate, e solo tre posizionate per potersi sedere.
Su una delle tre, vi è seduto Pietro Valpreda, l’anarchico accusato (ingiustamente) all’inizio della strage di Piazza Fontana, interpretato da Renato Carpentieri, anche regista dello spettacolo.
Siede accanto a lui un giornalista, interpretato da Enzo Salomone, che racconta come sono andati i fatti in quel tragico 12 Dicembre 1969.
Si susseguono voci di notiziari dell’epoca, testimonianze, ricostruzione dei fatti e vari depistaggi, fatti all’epoca per coprire i veri autori dell’attentato che ha destabilizzato la politica di un paese, allora in cambiamento.
Erano anni di fermenti ideologici, che minavano un potere che voleva rimanere immobile, e che ha fatto di tutto per rimanere tale.
La televisione, i giornali, allora come oggi, ebbero il loro ruolo fondamentale per fare da cassa di risonanza a notizie false che dovevano passare, per mascherare la realtà dei fatti.
La seconda sedia è occupata dalla bravissima Anna Ferruzzo, è lei a narrarci il primo grande fenomeno mediatico, quello che racconta il salvataggio, fallito, del piccolo Alfredino, il bambino restato incastrato nel pozzo a Vermicino.
Per la prima volta la tv entra nelle case degli italiani con occhio indiscreto sulla tragedia, in una diretta durata quasi tre giorni.
Narra della disorganizzazione dei soccorsi, narra di come tutti, in quel dramma che si stava consumando, cercassero il loro momento di gloria, compreso l’allora capo dello Stato, Sandro Pertini, che con aria compassionevole si recò sul posto, e volle anche parlare con il bambino.
Tutti pronti ad essere in primo piano nella storia, protagonisti di quell’episodio, ma tutti incapaci di muoversi con cognizione di causa, perché in Italia non esisteva ancora un ente preposto alla salvaguardia dei cittadini. Solo dopo la tragica morte del bambino, la madre riuscirà ad ottenere che in Italia si formi La Protezione Civile.
L’ultima sedia, spetta a Federico Fellini, interpretato da Massimo Wettmuller.
Si rappresenta l’Italia di Cinecittà, quella dei sogni e delle speranze, quella dei grandi film, quella delle stravaganze dei grandi attori dell’epoca e di un uomo, Fellini, che ci ha fatto conoscere anche all’estero in un periodo d’oro del cinema italiano.
Dunque, uno spettacolo che dimostra, ricostruendo fasi della nostra storia, quanto la televisione abbia influenzato il modo di vedere e di vivere quelle vicende, come cita il commento dello locandina: “ Fino all’attuale, assurdo parossismo secondo il quale qualcosa è reale solo se ne apprendiamo l’esistenza attraverso la televisione.”
Uno spettacolo, questo, che fa riflettere, mettendoci in discussione come individui, come società, e soprattutto come …teledipendenti.
In un circuito, come quello campano, è bellissimo che ci siano attori e registi del genere, unica cosa negativa è che queste cose sono poco pubblicizzate.
Per questo motivo invito i campani a tenere d’occhio la programmazione del Teatro Area Nord, situato a Piscinola, perchè è importante la riqualificazione delle zone del hinterland napoletano, e di tenere d'occhio la programmazione degli spettacoli della Compagnia di Libera Scena Ensemble di Renato Carpentieri e Lello Serao, perchè sono davvero bravi!
Le notizie le trovate QUA.

un nuovo piccolissimo sentiero

Ieri ero in preda alla malinconia, correva l’anniversario di una cosa che l’anno scorso mi aveva fatto molto soffrire, ed a distanza di un anno, mi ritrovavo nella medesima situazione.
Cambiavano i nomi, ma la situazione era la stessa.
Mi sono incazzata con la vita, con il karma e con tutto ciò con cui potevo prendermela, compresa me stessa.
Oggi, poi, sono andata a vedere Renato Carpentieri in Luoghi comuni, al Teatro Area Nord, e dopo con gli amici siamo andati a bere sangria (ottima) in un locale che hanno aperto vicino casa mia, e sarà l’alcol, ma la vita mi sembra diversa!
Ho ripensato a come gestivo questa medesima situazione l’anno scorso, ed a come la gestisco adesso.
Non è vero che la mia situazione è identica ad un anno fa, per il semplice fatto che io sono cambiata, e che l’affronto in maniera diversa… e la malinconia è passata.
Certe volte ci sembra di percorrere strade che già conosciamo, che abbiamo già solcato, ed invece non è così.
Perché magari questa volta ci accorgiamo che c’è una piccola viuzza che non avevamo visto, un sentiero stretto, forse poco battuto, ma che può portarci lontano dalla strada già ripercorsa, nel labirinto della nostra vita.
Forse ritorneremo nuovamente là, sulla strada maestra, e ci sembrerà uguale, ma ci accorgeremo sempre che esiste una nuova svolta, forse poco illuminata, da prendere, e magari ci porterà verso uno slargo pieno di sole, o verso una salita, o una discesa, ma comunque sempre in un luogo nuovo, che non conoscevamo.
Perché, benché le strade sembrino uguali, non lo sono mai perfettamente, c’è sempre la possibilità della variante che non avevamo ancora considerato, ma che è salvifica.
La recensione sullo spettacolo teatrale, è rimandata a momenti più sobri di questo… ma la farò, perché la regia di Carpentieri, merita decisamente un commento per quanto riesce ad emozionare lo spettatore!
Ma non ora… adesso devo godermi la mia testa sopra le nuvole…