domenica 20 luglio 2008

Campania, linda e pinta?

«Napoli in 58 giorni è tornata in Occidente», queste le parole del presidente del consiglio Silvio Berlusconi al termine del secondo Consiglio dei ministri tenuto a Napoli per annunciare la fine dell'emergenza rifiuti e il mantenimento dell'impegno assunto in campagna elettorale. La domanda che molti si sono posti in queste ore è se queste affermazioni rispondono al vero, se effettivamente è riuscito a sconfiggere un'emergenza che dura da 14 anni e mezzo o se non si tratti invece di una grande operazione di immagine.
Per poter rispondere a questa domanda bisogna intendersi su che cosa è l'emergenza. Se intendiamo solo i rifiuti per le strade, allora possiamo dire che la città di Napoli e gran parte della Regione Campania in queste ore sono liberate dagli indecenti cumuli di immondizia. Ci sono ancora molti comuni della provincia di Napoli e Caserta che presentano delle criticità, ma sono ben lontani dalla situazione di qualche settimana fa. Resta invece del tutto irrisolta l'emergenza legata al deficit strutturale di impiantistica, di pianificazione di interventi tendenti alla riduzione delle quantità di rifiuti. Le misure previste dal governo sono del tutto inadeguate e preoccupanti.
Ma dove sono finiti i rifiuti? I rifiuti giacenti per le strade (circa 30000 tonnellate) sono stati trasferiti in molti siti di stoccaggio temporaneo (probabilmente anche in aree militari) in Germania e in alcune regioni del nord che con il cambio del governo hanno dato la solidarietà negata al precedente esecutivo. Un'altra parte è finita nelle discariche previste nel decreto del maggio 2007 dal governo Prodi e realizzate dal prefetto De Gennaro: Savignano Irpino, S.Arcangelo Trimonte, Serre e Ferrandelle. I rifiuti prodotti quotidianamente (7200 tonnellate) prendono la strada degli impianti di CdR, quelli che dovrebbero dare un combustile per gli inceneritori ma che in realtà continuano a produrre le famose "ecoballe" - depositate in aree di stoccaggio rappresentano un fattore di inquinamento delle terre campane (vale la pena ricordare che attualmente sono stoccate oltre 6 milioni di tonnellate di ecoballe).
Dalla prima grande emergenza del 2001, si sono alternati periodi in cui tutto sembrava "normale" a periodi con città invase dai rifiuti. Ad ogni emergenza si sono susseguite scelte quasi sempre dolorose per le comunità locali e che hanno favorito interessi particolari o delle organizzazioni criminali. Qualche esempio. Emergenza 2001: si fa un gran favore alla Fibe-Impregilo che viene autorizzata a stoccare le "ecoballe" in Campania, con aggravi ambientali e di costi per la collettività, mentre le avrebbe dovute smaltire a proprie spese. Emergenza 2004: termina "miracolosamente" con l'apertura del cantiere dell'inceneritore di Acerra, viene usata la forza. Emergenza 2007: viene aperta la discarica di Serre e viene ampliata la Taverna del Re a Giugliano. Questa volta non è andata meglio: l'emergenza si chiude con il rilancio della politica degli inceneritori, la previsione di discariche in aree protette (Terzigno all'interno del Parco del Vesuvio), l'uso dei militari a presidio degli aree interessate e il bavaglio alla magistratura con l'istituzione della superprocura.
Dal punto di vista strettamente tecnico non c'è nulla di nuovo rispetto al passato. Si continua con la stessa logica che ha ispirato il vecchio piano. Quel piano ha fallito: si basava su due inceneritori, 7 impianti di CdR e le discariche di supporto
Il problema è politico. E c'è da essere molto preoccupati per le conseguenze che le scelte di Berlusconi avranno nei prossimi anni, non solo in Campania, ma in tutto il Paese rispetto alle questioni ambientali. Il modello Campania fatto di violazione sistematica delle normative nazionali ed europee in tema di partecipazione democratica e di salvaguardia ambientale, la risposta esclusivamente industrialista al tema dei rifiuti e quindi inceneritori ovunque (ben 4 in Campania) è un modello da esportare in tutte le altri Regioni, reinserendo il contributo Cip6 (previsto per le fonti rinnovabili) a tutti gli inceneritori.
La preoccupazione nasce dalla constatazione che su questa linea c'è un'ampia convergenza in Parlamento con il Pd, mentre non è ancora matura una opposizione di merito nel Paese. Ma quello che desta maggiore imbarazzo è l'assoluta condivisione delle scelte del governo da parte delle istituzioni locali. Il presidente Bassolino, pur di sopravvivere, plaude all'iniziativa del governo riconoscendogli una maggiore capacità di dialogo rispetto a Prodi (dimenticando che dal 2001 a 2006 avevano già governato insieme contribuendo notevolmente al disastro), si compiace della scomparsa della sinistra dal Parlamento e ritiene indispensabile l'uso della forza per imporre le decisioni.
In questo contesto di grande consociativismo è indispensabile una corretta campagna di informazione e controinformazione per tentare di aprire uno squarcio nella coltre fittissima che si è creata attorno alle iniziative del governo. L'esasperazione dei napoletani ha prodotto l'effetto di accettare qualsiasi cosa pur di non avere più i rifiuti per strada. Ma è proprio da qui che si deve ripartire per recuperare quel rapporto di fiducia con i cittadini che si è completamente lacerato. Si deve ripartire dall'informazione, quell'informazione che viene negata. Dovremmo andare oltre le apparenze, le città pulite, e seguire i rifiuti. Vedere e raccontare dove sono stati stoccati, come vengono trattati, quali imprese lavorano. Un inchiesta che potrebbe aiutare a ricostruire la verità storica di uno dei più grandi scandali nazionali.

di Tommaso Sodano
(fonte Liberazione.it)

Ecco, appunto, è proprio questa convergenza della Destra e del PD ad essere preoccupante.
E' un Bassolino che plaude l'iniziativa del governo, rimanendo incollato alla sua poltrona, che mi fa SCHIFO.
Siamo troppo abituati, noi napoletani, a vedere le emergenze rifiuti che vanno e vengono, a vedere il marciume, momenaneamente, nascosto sotto il "tappeto di casa".
Attendiamo ancora risoluzioni SERIE e DURATURE.