mercoledì 12 dicembre 2007

In un mondo libero - Ken Loach


Stasera al cineforum a cui sono abbonata, hanno dato il film di Ken Loach “In questo mondo libero”. La scheda del film la trovate qua. La trama parla di Angie, una donna che licenziata per l’ennesima volta, ingiustamente, da un lavoro precario e mal pagato, decide insieme ad una sua amica di aprirsi un’agenzia che offre lavoro agli stranieri. All’inizio cercano di fare le cose in regola, pur procurando loro stesse lavori sottopagati, ma poi il denaro facile inizia a far gola anche a loro, e soprattutto a Angie che è stanca di sentirsi una fallita. Iniziano, così, ad entrare nel giro dell’immigrazione clandestina. Giocando in un ruolo che non è il loro, però, sono esse stesse a farne le spese. Salta un affare e non riescono a pagare i lavoratori, che quindi si ribellano prima solo con le parole, e poi con i fatti. Angie viene picchiata, ed in seguito minacciano suo figlio. Angie, dunque è costretta, per proteggere la sua famiglia, a cercare altri soldi per saldare il suo debito. Li otterrà, sempre in maniera illecita, andando a procurarsi manodopera lavorativa direttamente all’estero, promettendo, sapendo di mentire, facili guadagni e sogni di realizzazione, nel suo pese d’origine, che invece l’ha dissanguata economicamente e moralmente. Le voci della coscienza, rappresentate dal padre e dalla socia pentita, saranno solo un esile eco nella mente di Angie, troppo occupata a sopravvivere “In questo mondo libero”. Anche se è tarda notte, ho bisogno di buttarle fuori ora le mie impressioni, perché questo è un film duro, anzi durissimo che lascia un senso di angoscia dentro. In altri film di Loach, c’era anche l’ironia, c’era la speranza di un lieto fine; in questo no. Questo film è un grande cazzotto allo stomaco, dall’inizio alla fine. Non ci sono vittime e carnefici, i ruoli si scambiano continuamente durante tutto il film, ed è una cosa terribile. Ci si trova ad essere prima da una parte e poi dall’altra, senza punti di riferimenti, senza riuscire ad identificare ruoli rassicuranti perché riconosciuti, quello del "buono" e del "cattivo". L’unica regola che lo percorre nella sua interezza è la legge della sopravvivenza. Sopravvive Angie, la protagonista, che da vittima di sfruttamento lavorativo, diventa ella stessa la carnefice. Sopravvivono gli immigrati, che da sfruttati divengono carnefici di Angie e della sua famiglia. Come si può non comprendere Rose che è diventata così, dopo averne vissute tante, come si fa a non comprendere gli immigrati che la picchiano, stanchi di essere sfruttati da tutti i paesi, così detti civilizzati. Come si fa a non comprendere, il giovane immigrato polacco, che ritorna a casa, dove non avrà granché da mangiare, ma almeno manterrà la sua dignità di essere umano. E forse, proprio in lui c’è la chiave di lettura di tutto il film, quel barlume di speranza e di purezza, che in altri film di Loach era più evidente, ma che in questo viene sopraffatto da tanta reale crudezza. Se un film serve a far riflettere, se un film serve a mostrare la realtà nuda e cruda ed ad affrontare tutti i punti di vista di una stessa storia, allora questo è un film perfetto. Ma sappiate che non è per nulla una visione “facile”.

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