lunedì 28 luglio 2008

Una notte più lunga

Da bambina non volevo mai andare a dormire.
Anche se crollavo dal sonno, trovavo mille scuse per restare sveglia.
Andare a dormire mi metteva tristezza, un giorno si concludeva ed io non ne avevo voglia.
Come tutti i bambini non avevo la percezione del domani.
Il “domani” era sempre un qualcosa di lontanissimo.
Avevo la percezione solo di un “adesso”. Tutto quello che esulava da “ora”, per me era lontano e forse irrealizzabile.
Anche da adulta ci sono notti, come questa, in cui non ho voglia di andare a dormire.
Non ho voglia che una giornata, rassicurante, si concluda.
Una notte, questa cosa qua, la dissi ad un ragazzo e parlammo per parecchie ore, sino a quando non ci arrendemmo, abbracciati, alla stanchezza ed al sonno, fu una bella notte.
Quella notte, non volevo dormire perché non mi andava che finisse una cosa bella.
Questa notte, non ho voglia di andare a dormire perché ho paura di domani e di dopo domani e di un futuro a breve.
Ogni giorno che passa, sento più vicino il momento di un distacco doloroso, inevitabile, come lo è il ciclo di una vita che si conclude, ma non per questo più facile da accettare.
Gusto i momenti belli di ogni giorno e per questo vorrei che le giornate durassero di più.
Cerco ogni giorno di essere razionale, di essere serena e pronta, ma porco Dio, non lo sono per nulla, non di notte, non quando sta finendo un giorno e mi attende un altro…

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